
La musica è l'arte del generare, manipolare e combinare suoni che, secondo determinate leggi fisiche, risposte fisiologiche e convenzioni formali, esprimono e suscitano uno stimolo fisico ed emotivo attraverso l'apparato uditivo. Il generare suoni avviene, di norma, mediante la voce umana (canto) o mediante strumenti che, utilizzando i fenomeni dell'acustica, provocano la percezione uditiva e l'esperienza emotiva voluta dall'artista. Il significato del termine musica non è comunque univoco[1] ed è molto dibattuto tra gli studiosi per via delle diverse accezioni utilizzate nei vari periodi storici. Etimologicamente[2] deriva dall'aggettivo greco mousikos (relativo alle Muse, figure della mitologia greca e romana) riferito in modo sottinteso a tecnica, anch'esso derivante dal greco techne. In origine il termine musica non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di "perfetto" e "bello".
LE CIVILTA’ FLUVIALI
Le principali civiltà fluviali si svilupparono in piena età dei metalli a iniziare dal IV e III millennio a. C.
Presero origine in India lungo le rive dell’Indo, in Cina intorno al Fiume Giallo, in Egitto lungo le sponde del Nilo e in Mesopotamia tra i due fiumi Tigri ed Eufrate.
In Egitto e in Mesopotamia la presenza di grandi fiumi, che garantiscono l’irrigazione dei campi, è un elemento fondamentale; in entrambi i casi l’uomo, con il suo lavoro, ha saputo regolamentare a proprio vantaggio le piene di questi fiumi.
La Mesopotamia fu culla di una civiltà cui si dà abitualmente il nome di "sumero-accadica" e che per tre millenni ha esercitato un influsso notevolissimo sulle altre formazioni storiche del Medio Oriente, per poi scomparire all'inizio dell'Era cristiana, non senza aver lasciato una vasta eredità culturale. È probabile che proprio nell'ambiente mesopotamico sia avvenuta la scoperta dell'agricoltura, destinata a rivoluzionare la vita dell'uomo. Da queste fasi culturali si svilupparono le fasi protostoriche, caratterizzate dall'apparire, intorno alla metà del IV millennio, della scrittura, dapprima pittografica, poi ideografico-sillabica, e poi destinata a cristallizzarsi nel caratteristico aspetto cuneiforme.
a) LA MUSICA CINESE
Nell’antica Cina, la musica ebbe un posto di notevole importanza, non solo nelle cerimonie religiose e civili ma anche nel ruolo educativo dei giovani.
La musica non solo aveva funzione didattica ma veniva investita di significati metafisici; era infatti considerata parte di un complesso sistema cosmologico e dalla sua perfetta esecuzione si faceva derivare il delicato equilibrio fra il Cielo e la Terra, e quindi, per estensione, la stabilità dell’Impero.
Nel Liji "Memoriale dei riti" vi è un capitolo intero di notevole estensione sulla musica. Tra l’altro vi si afferma: "la musica nasce nel cuore dell’uomo. Quando il cuore è commosso da cose esterne, la sua emozione si traduce con il tono della voce".
In questo testo, il sistema musicale cinese viene spiegato in base a 5 gradi fondamentali denominati gong (palazzo), shang (deliberazione), jiao (corno), zhi (prova), yu (ali) e viene fatto corrispondere ad altri "gruppi di cinque", fattori costitutivi e caratterizzanti la vita cosmica e umana.
La lentezza della musica cinese mette in evidenza la valenza dei suoni musicali, che acquistano un effetto magico.
Il sistema musicale cinese e i vari problemi tecnici a esso inerenti (temperamento della gamma, natura dei modi ecc. ) è stato spiegato in diversi trattati, taluni molto antichi. Alcuni di essi descrivono la determinazione del suono fondamentale da cui deriverebbero tutti gli altri. Il suono fondamentale è prodotto da una specie di flauto, ricavato da una canna di bambù. Da esso hanno origine, per progressione delle quinte, gli altri suoni (lü) che sono complessivamente 12, con nomi anch’essi evocanti[3] per lo più un parallelismo con il mondo naturale. Dalla scala dei lü ha origine la scala pentatonica, base del sistema musicale cinese. Verso il 1000 a. C. entrò in uso anche una scala eptatonica, che si formò aggiungendo due note alla gamma pentatonica. Ma la scala pentatonica fu sempre in Cina la più importante e la più usata tanto da essere definita "cinese" per antonomasia.
Gli strumenti musicali cinesi, alcuni con una storia di oltre tremila anni, si ritrovano, con piccole o grandi modifiche, in quasi tutti i Paesi dell’Asia meridionale e del Giappone. I Cinesi costruirono diversi tipi di strumenti ad arco, a pizzico, a fiato e a percussione che sono i più numerosi e forse i più antichi costruiti dall’uomo. Suonavano timpani, tamburi, campane, flauti, liuti. Caratteristico è il king formato da pietre sonore fissate a un telaio di legno, percosse mediante martelletti.
b) INDIA
Le popolazioni dell’India ebbero una musica religiosa e una profana destinata ad allietare i banchetti, per accompagnare le danze o le rappresentazioni teatrali. Tra i vari strumenti indiani (tam-tam, flauti, oboi, trombe) tipici sono la vina, caratteristico strumento a corde munito di due casse armoniche formate da zucche vuote e inoltre la ravanastra, il sarangi, il sitar, che è una specie di liuto antico che in origine era dotato di tre corde (Si = 3 ) (Tar = Corde), ed è una combinazione della vina indiana e del tamburo persiano; essi sono strumenti ad arco che si possono considerare i progenitori del violino.
La maggior parte della musica indiana più antica fu composta da uomini di fede come atto di devozione o per accompagnare la meditazione.
Ciascuno dei cinque elementi contiene un'essenza sonora, o tanmatra. I cinque tattvas, o elementi di base, corrispondono ai primi cinque 'chakras': terra, acqua, fuoco, aria ed etere[4].
I chakras sono centri sottili di energia idealmente situati all'interno del sistema cerebrospinale. Secondo la tradizione indù, tutti e cinquanta i suoni del Sanskrito sono presenti all'interno dei chakras nel corpo umano. La parola mantra deriva dal Sanskrito mantrana, che significa consiglio o suggerimento. In un certo senso, ogni parola rappresenta un mantra. Ciascun mantra, così come ciascuna parola, è una vibrazione sonora in grado di richiamare alla mente un significato intrinseco[5] ottenendo un’immediata risposta. Nella ripetizione dei mantra, detta 'japa', l’attenzione diretta verso la fonte del suono assorbe completamente la mente. L’origine del suono non risiede semplicemente nelle corde vocali ma ne costituisce l’idea stessa.
In questo senso, la pratica della ripetizione dei mantra rappresenta molto più di un suggerimento, di un consiglio o di un’idea, ma diviene uno strumento per entrare in contatto con il nostro io più profondo. Sin dagli albori[6] della civiltà, la musica è stata utilizzata nella meditazione perché in grado di equilibrare l’organismo umano attraverso la ritmica modulazione dei toni, uniti in rapporto armonico l’uno con altro.
La melodia nel giusto ritmo esercita la sua influenza sul sistema nervoso simpatico e sugli organi interni.
c) MESOPOTAMIA ed EGITTO
Il modo di intendere la musica fra queste due civiltà fu molto simile. Per ambedue la musica aveva una funzione principalmente religiosa. La si faceva nel tempio o nella reggia e siccome la reggia era la residenza del Re / Faraone / semi-dio, la differenza era solo formale. C’era anche una espressione profana della musica ma pure questa era molto legata a quella religiosa.
In verità non ci è pervenuto il minimo documento musicale utile alla ricostruzione della tradizione musicale delle due civiltà: in pratica non abbiamo alcun elemento per farci un’idea di come risultasse la loro musica. Abbiamo a disposizione soltanto alcune testimonianze iconografiche - rilievi, ceramiche dipinte, papiri disegnati - alcuni testi e qualche reperto di strumenti musicali. Niente altro. Non è semplice stabilire i limiti temporali di queste due civiltà. Per ambedue gli studiosi hanno rinvenuto testimonianze concrete non anteriori al V millennio a. C.
Ma ciò non significa che prima non vi fosse una certa tradizione musicale più o meno affermata. Nel IV millennio a. C. la vita musicale appare così solida da far immaginare un’origine davvero molto antica. Del resto è probabile che Hoss (Homo sapiens sapiens) e i suoi discendenti girovagassero in quelle zone già da diversi millenni.
Studiando le raffigurazioni sui rilievi mesopotamici si evince la funzione della musica durante le celebrazioni religiose nel tempio, ma anche durante i riti festivi, le ricorrenze, i festeggiamenti dopo una guerra vittoriosa. In più c’era un legame fluido fra i riti funebri e le lamentazioni musicali, che trovava ragione nel carattere spirituale e metafisico che si attribuiva ai suoni.
E' probabile che la musica avesse anche un ruolo educativo giacché, sempre dalle raffigurazioni iconografiche, risultano raffigurate orchestre e cori di donne e bambini.
In Egitto le cose stavano in maniera analoga[7] e lo si scopre dagli scritti degli studiosi greci.
Il tempio era il centro musicale per eccellenza, la scuola di musica, il nucleo di conservazione della tradizione musicale, la sede dei musicisti professionisti. Era una necessità il fatto che un luogo preciso fungesse da ombelico della memoria e delle attività musicali: mancando il mezzo scritto per perpetuare[8] le conoscenze musicali, tutto era affidato all’opera di trasmissione dal vivo tra maestri ed allievi, tra sacerdoti musicisti e novizi[9].
La musica del tempio, ma anche quella fatta nei ricchi palazzi o nelle strade era considerata espressione di gioia, persino quando aveva una funzione funebre. La musica accompagnava i defunti con gioia, lontana da quella concezione attonita[10] e spaventata che avrebbe caratterizzato la musica cristiana più vicina a noi.
Sia per i mesopotamici che per gli egizi la musica possedeva connotazioni[11] magiche, sovrannaturali, capaci di far vibrare i suoni in armonia con l’universo, in grado perciò di imitarne il funzionamento.
Gli Egizi cantavano e danzavano accompagnandosi con arpe, flauti, cimbali durante le processioni destinate al culto pubblico. Nelle tombe dei Re e dei Faraoni venivano posti degli strumenti musicali per permettere ai defunti di far risuonare la propria anima all’infinito. Le arpe, le percussioni e i flauti erano diffusi sin dagli inizi di queste civiltà; le trombe metalliche, i liuti o i corni appartenevano invece alle fasi più avanzate.
Alla sepoltura del faraone si facevano partecipare, come fedeli compagni di viaggio nell’aldilà, anche i più intimi del faraone stesso cosicché, probabilmente, qualche musicista finì all’altro mondo prima del tempo. Del resto i musicisti appartenevano ad una classe sociale molto elevata, quasi prossima a quella sacerdotale: la maggior parte dei musici era costituita da sacerdoti appunto.
d) La musica ebraica
Gli Ebrei attribuivano al canto un’enorme importanza nel campo spirituale. Sotto il regno di Davide le cerimonie erano imponenti e ad esse prendevano parte migliaia di coristi che accompagnavano il loro canto con gli strumenti musicali che Davide stesso aveva fatto costruire. L’esperienza musicale ebraica, attraverso la produzione di salmi[12], crea di fatto le basi di quello che diventerà il canto gregoriano.
LA CIVILTA’ EUROPEA
L’Europa, con un’identità certa e caratteri nitidi, con un suo profilo culturale già disegnato, con le sue aristocrazie e con le prime forme di organizzazione proto-statale, esiste da quando vi fu un popolo che ne calcò la terra lasciando di sé tracce inequivocabili, ben leggibili da archeologi, paletnologi, linguisti di ogni scuola scientifica. Questo popolo è l’Indoeuropeo: ai primordi[13] era unito geograficamente, da qualche parte nel nostro continente; poi si è irraggiato ai quattro punti cardinali. Ogni volta gettando il primo seme della civiltà su sostrati[14] umani più antichi e diversi: così sono nate le civiltà della Grecia e di Roma, della Persia e dell’India, e l’orma dell’uomo indoeuropeo è visibile anche in Egitto e nell’Asia centrale, ma pure nelle Americhe, e persino in Oceania.
a) La musica al tempo dei Greci e dei Romani.
Sull'esperienza delle altre civiltà, soprattutto quella egizia e quella indiana, la viva genialità del popolo greco seppe creare le basi teoriche e pratiche da cui si sviluppò in seguito tutta la musica dei paesi occidentali. In Grecia la musica era considerata uno dei mezzi più efficaci per l'educazione morale e intellettuale dei cittadini e faceva parte perciò dell'insegnamento scolastico. Gli strumenti nazionali con i quali si accompagnavano il canto dei poeti e i cori delle tragedie greche furono: la lyra, formata da un guscio di testuggine che recava alcune corde di budello tese sulla sua cavità, e l'aulòs, una sorta di flauto a doppia canna. Della musica su cui venivano cantate le diverse composizioni ci è giunto pochissimo.
Anche nell'antica Roma la musica ebbe una importante funzione, soprattutto quale accompagnamento nelle feste religiose. I Romani non ebbero uno stile musicale proprio, ma seppero piuttosto adattare, fondere e sviluppare gli stili delle diverse civiltà con le quali venivano a contatto. La musica fu però utilizzata dai Romani per rallegrare riunioni e intrattenimenti familiari, oppure per accompagnare le evoluzioni dei commedianti o per allietare i sontuosi festini dei patrizi. Tipici strumenti romani furono la tuba e la buccina, usati esclusivamente a scopi militari per dare segnali alle truppe, incitarle al combattimento o accompagnare imponenti marce trionfali.
Fonti:
http://www.krishnadas.it/Strumenti%20musicali%20dell%27India.htm
http://digilander.libero.it/ricerchescolastiche/varie/rc/musica_cinese.doc
http://www.cina.ws/arte-cultura-cina.html
http://www.maganet.net/scuole/itczappa/Maya/civilt%C3%A04.htm
http://www.magikwand-webdesign.com/musica.html
http://doc.studenti.it/appunti/ricerche/ricerca-egitto.html
http://www.gremus.it/?q=node/736
http://www.tuttocina.it/Tuttocina/musica/musiccin.htm
http://www.italiasociale.org/Libri/Indoeuropei.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Musica
http://www.antoniogramsci.com/angelamolteni/musica.htm
In copertina:
Apollo con Lyra
Pittura vascolare greca (circa 460 a.C.)
Museo Archeologico Delfi
[1] Univoco: che ha un unico significato
[2] Etimologia: studio dell’origine e della storia di una parola
[3] Evocanti: che richiamano alla mente
[4] Etere: secondo gli antichi la parte più alta e pura dello spazio
[5] Intrinseco: inerente alla natura stessa della cosa
[6] Albori: agli inizi, alle origini
[7] Analoga: somigliante, relativa alla relazione tra due o più cose
[8] Perpetuare: mantenere in eterno, far durare nel tempo
[9] Novizio: chi sta facendo un periodo di preparazione per entrare nella vita religiosa
[10] Attonito: impietrito perché fortemente impressionato
[11] Connotazioni: caratteri che appartengono ad un dato concetto
[12] Salmi: canti religiosi
[13] Primordio: origine, principio
[14] Sostrati: strati sottostanti ad altri (substrati)
LE CIVILTA’ FLUVIALI
Le principali civiltà fluviali si svilupparono in piena età dei metalli a iniziare dal IV e III millennio a. C.
Presero origine in India lungo le rive dell’Indo, in Cina intorno al Fiume Giallo, in Egitto lungo le sponde del Nilo e in Mesopotamia tra i due fiumi Tigri ed Eufrate.
In Egitto e in Mesopotamia la presenza di grandi fiumi, che garantiscono l’irrigazione dei campi, è un elemento fondamentale; in entrambi i casi l’uomo, con il suo lavoro, ha saputo regolamentare a proprio vantaggio le piene di questi fiumi.
La Mesopotamia fu culla di una civiltà cui si dà abitualmente il nome di "sumero-accadica" e che per tre millenni ha esercitato un influsso notevolissimo sulle altre formazioni storiche del Medio Oriente, per poi scomparire all'inizio dell'Era cristiana, non senza aver lasciato una vasta eredità culturale. È probabile che proprio nell'ambiente mesopotamico sia avvenuta la scoperta dell'agricoltura, destinata a rivoluzionare la vita dell'uomo. Da queste fasi culturali si svilupparono le fasi protostoriche, caratterizzate dall'apparire, intorno alla metà del IV millennio, della scrittura, dapprima pittografica, poi ideografico-sillabica, e poi destinata a cristallizzarsi nel caratteristico aspetto cuneiforme.
a) LA MUSICA CINESE
Nell’antica Cina, la musica ebbe un posto di notevole importanza, non solo nelle cerimonie religiose e civili ma anche nel ruolo educativo dei giovani.
La musica non solo aveva funzione didattica ma veniva investita di significati metafisici; era infatti considerata parte di un complesso sistema cosmologico e dalla sua perfetta esecuzione si faceva derivare il delicato equilibrio fra il Cielo e la Terra, e quindi, per estensione, la stabilità dell’Impero.
Nel Liji "Memoriale dei riti" vi è un capitolo intero di notevole estensione sulla musica. Tra l’altro vi si afferma: "la musica nasce nel cuore dell’uomo. Quando il cuore è commosso da cose esterne, la sua emozione si traduce con il tono della voce".
In questo testo, il sistema musicale cinese viene spiegato in base a 5 gradi fondamentali denominati gong (palazzo), shang (deliberazione), jiao (corno), zhi (prova), yu (ali) e viene fatto corrispondere ad altri "gruppi di cinque", fattori costitutivi e caratterizzanti la vita cosmica e umana.
La lentezza della musica cinese mette in evidenza la valenza dei suoni musicali, che acquistano un effetto magico.
Il sistema musicale cinese e i vari problemi tecnici a esso inerenti (temperamento della gamma, natura dei modi ecc. ) è stato spiegato in diversi trattati, taluni molto antichi. Alcuni di essi descrivono la determinazione del suono fondamentale da cui deriverebbero tutti gli altri. Il suono fondamentale è prodotto da una specie di flauto, ricavato da una canna di bambù. Da esso hanno origine, per progressione delle quinte, gli altri suoni (lü) che sono complessivamente 12, con nomi anch’essi evocanti[3] per lo più un parallelismo con il mondo naturale. Dalla scala dei lü ha origine la scala pentatonica, base del sistema musicale cinese. Verso il 1000 a. C. entrò in uso anche una scala eptatonica, che si formò aggiungendo due note alla gamma pentatonica. Ma la scala pentatonica fu sempre in Cina la più importante e la più usata tanto da essere definita "cinese" per antonomasia.
Gli strumenti musicali cinesi, alcuni con una storia di oltre tremila anni, si ritrovano, con piccole o grandi modifiche, in quasi tutti i Paesi dell’Asia meridionale e del Giappone. I Cinesi costruirono diversi tipi di strumenti ad arco, a pizzico, a fiato e a percussione che sono i più numerosi e forse i più antichi costruiti dall’uomo. Suonavano timpani, tamburi, campane, flauti, liuti. Caratteristico è il king formato da pietre sonore fissate a un telaio di legno, percosse mediante martelletti.
b) INDIA
Le popolazioni dell’India ebbero una musica religiosa e una profana destinata ad allietare i banchetti, per accompagnare le danze o le rappresentazioni teatrali. Tra i vari strumenti indiani (tam-tam, flauti, oboi, trombe) tipici sono la vina, caratteristico strumento a corde munito di due casse armoniche formate da zucche vuote e inoltre la ravanastra, il sarangi, il sitar, che è una specie di liuto antico che in origine era dotato di tre corde (Si = 3 ) (Tar = Corde), ed è una combinazione della vina indiana e del tamburo persiano; essi sono strumenti ad arco che si possono considerare i progenitori del violino.
La maggior parte della musica indiana più antica fu composta da uomini di fede come atto di devozione o per accompagnare la meditazione.
Ciascuno dei cinque elementi contiene un'essenza sonora, o tanmatra. I cinque tattvas, o elementi di base, corrispondono ai primi cinque 'chakras': terra, acqua, fuoco, aria ed etere[4].
I chakras sono centri sottili di energia idealmente situati all'interno del sistema cerebrospinale. Secondo la tradizione indù, tutti e cinquanta i suoni del Sanskrito sono presenti all'interno dei chakras nel corpo umano. La parola mantra deriva dal Sanskrito mantrana, che significa consiglio o suggerimento. In un certo senso, ogni parola rappresenta un mantra. Ciascun mantra, così come ciascuna parola, è una vibrazione sonora in grado di richiamare alla mente un significato intrinseco[5] ottenendo un’immediata risposta. Nella ripetizione dei mantra, detta 'japa', l’attenzione diretta verso la fonte del suono assorbe completamente la mente. L’origine del suono non risiede semplicemente nelle corde vocali ma ne costituisce l’idea stessa.
In questo senso, la pratica della ripetizione dei mantra rappresenta molto più di un suggerimento, di un consiglio o di un’idea, ma diviene uno strumento per entrare in contatto con il nostro io più profondo. Sin dagli albori[6] della civiltà, la musica è stata utilizzata nella meditazione perché in grado di equilibrare l’organismo umano attraverso la ritmica modulazione dei toni, uniti in rapporto armonico l’uno con altro.
La melodia nel giusto ritmo esercita la sua influenza sul sistema nervoso simpatico e sugli organi interni.
c) MESOPOTAMIA ed EGITTO
Il modo di intendere la musica fra queste due civiltà fu molto simile. Per ambedue la musica aveva una funzione principalmente religiosa. La si faceva nel tempio o nella reggia e siccome la reggia era la residenza del Re / Faraone / semi-dio, la differenza era solo formale. C’era anche una espressione profana della musica ma pure questa era molto legata a quella religiosa.
In verità non ci è pervenuto il minimo documento musicale utile alla ricostruzione della tradizione musicale delle due civiltà: in pratica non abbiamo alcun elemento per farci un’idea di come risultasse la loro musica. Abbiamo a disposizione soltanto alcune testimonianze iconografiche - rilievi, ceramiche dipinte, papiri disegnati - alcuni testi e qualche reperto di strumenti musicali. Niente altro. Non è semplice stabilire i limiti temporali di queste due civiltà. Per ambedue gli studiosi hanno rinvenuto testimonianze concrete non anteriori al V millennio a. C.
Ma ciò non significa che prima non vi fosse una certa tradizione musicale più o meno affermata. Nel IV millennio a. C. la vita musicale appare così solida da far immaginare un’origine davvero molto antica. Del resto è probabile che Hoss (Homo sapiens sapiens) e i suoi discendenti girovagassero in quelle zone già da diversi millenni.
Studiando le raffigurazioni sui rilievi mesopotamici si evince la funzione della musica durante le celebrazioni religiose nel tempio, ma anche durante i riti festivi, le ricorrenze, i festeggiamenti dopo una guerra vittoriosa. In più c’era un legame fluido fra i riti funebri e le lamentazioni musicali, che trovava ragione nel carattere spirituale e metafisico che si attribuiva ai suoni.
E' probabile che la musica avesse anche un ruolo educativo giacché, sempre dalle raffigurazioni iconografiche, risultano raffigurate orchestre e cori di donne e bambini.
In Egitto le cose stavano in maniera analoga[7] e lo si scopre dagli scritti degli studiosi greci.
Il tempio era il centro musicale per eccellenza, la scuola di musica, il nucleo di conservazione della tradizione musicale, la sede dei musicisti professionisti. Era una necessità il fatto che un luogo preciso fungesse da ombelico della memoria e delle attività musicali: mancando il mezzo scritto per perpetuare[8] le conoscenze musicali, tutto era affidato all’opera di trasmissione dal vivo tra maestri ed allievi, tra sacerdoti musicisti e novizi[9].
La musica del tempio, ma anche quella fatta nei ricchi palazzi o nelle strade era considerata espressione di gioia, persino quando aveva una funzione funebre. La musica accompagnava i defunti con gioia, lontana da quella concezione attonita[10] e spaventata che avrebbe caratterizzato la musica cristiana più vicina a noi.
Sia per i mesopotamici che per gli egizi la musica possedeva connotazioni[11] magiche, sovrannaturali, capaci di far vibrare i suoni in armonia con l’universo, in grado perciò di imitarne il funzionamento.
Gli Egizi cantavano e danzavano accompagnandosi con arpe, flauti, cimbali durante le processioni destinate al culto pubblico. Nelle tombe dei Re e dei Faraoni venivano posti degli strumenti musicali per permettere ai defunti di far risuonare la propria anima all’infinito. Le arpe, le percussioni e i flauti erano diffusi sin dagli inizi di queste civiltà; le trombe metalliche, i liuti o i corni appartenevano invece alle fasi più avanzate.
Alla sepoltura del faraone si facevano partecipare, come fedeli compagni di viaggio nell’aldilà, anche i più intimi del faraone stesso cosicché, probabilmente, qualche musicista finì all’altro mondo prima del tempo. Del resto i musicisti appartenevano ad una classe sociale molto elevata, quasi prossima a quella sacerdotale: la maggior parte dei musici era costituita da sacerdoti appunto.
d) La musica ebraica
Gli Ebrei attribuivano al canto un’enorme importanza nel campo spirituale. Sotto il regno di Davide le cerimonie erano imponenti e ad esse prendevano parte migliaia di coristi che accompagnavano il loro canto con gli strumenti musicali che Davide stesso aveva fatto costruire. L’esperienza musicale ebraica, attraverso la produzione di salmi[12], crea di fatto le basi di quello che diventerà il canto gregoriano.
LA CIVILTA’ EUROPEA
L’Europa, con un’identità certa e caratteri nitidi, con un suo profilo culturale già disegnato, con le sue aristocrazie e con le prime forme di organizzazione proto-statale, esiste da quando vi fu un popolo che ne calcò la terra lasciando di sé tracce inequivocabili, ben leggibili da archeologi, paletnologi, linguisti di ogni scuola scientifica. Questo popolo è l’Indoeuropeo: ai primordi[13] era unito geograficamente, da qualche parte nel nostro continente; poi si è irraggiato ai quattro punti cardinali. Ogni volta gettando il primo seme della civiltà su sostrati[14] umani più antichi e diversi: così sono nate le civiltà della Grecia e di Roma, della Persia e dell’India, e l’orma dell’uomo indoeuropeo è visibile anche in Egitto e nell’Asia centrale, ma pure nelle Americhe, e persino in Oceania.
a) La musica al tempo dei Greci e dei Romani.
Sull'esperienza delle altre civiltà, soprattutto quella egizia e quella indiana, la viva genialità del popolo greco seppe creare le basi teoriche e pratiche da cui si sviluppò in seguito tutta la musica dei paesi occidentali. In Grecia la musica era considerata uno dei mezzi più efficaci per l'educazione morale e intellettuale dei cittadini e faceva parte perciò dell'insegnamento scolastico. Gli strumenti nazionali con i quali si accompagnavano il canto dei poeti e i cori delle tragedie greche furono: la lyra, formata da un guscio di testuggine che recava alcune corde di budello tese sulla sua cavità, e l'aulòs, una sorta di flauto a doppia canna. Della musica su cui venivano cantate le diverse composizioni ci è giunto pochissimo.
Anche nell'antica Roma la musica ebbe una importante funzione, soprattutto quale accompagnamento nelle feste religiose. I Romani non ebbero uno stile musicale proprio, ma seppero piuttosto adattare, fondere e sviluppare gli stili delle diverse civiltà con le quali venivano a contatto. La musica fu però utilizzata dai Romani per rallegrare riunioni e intrattenimenti familiari, oppure per accompagnare le evoluzioni dei commedianti o per allietare i sontuosi festini dei patrizi. Tipici strumenti romani furono la tuba e la buccina, usati esclusivamente a scopi militari per dare segnali alle truppe, incitarle al combattimento o accompagnare imponenti marce trionfali.
Fonti:
http://www.krishnadas.it/Strumenti%20musicali%20dell%27India.htm
http://digilander.libero.it/ricerchescolastiche/varie/rc/musica_cinese.doc
http://www.cina.ws/arte-cultura-cina.html
http://www.maganet.net/scuole/itczappa/Maya/civilt%C3%A04.htm
http://www.magikwand-webdesign.com/musica.html
http://doc.studenti.it/appunti/ricerche/ricerca-egitto.html
http://www.gremus.it/?q=node/736
http://www.tuttocina.it/Tuttocina/musica/musiccin.htm
http://www.italiasociale.org/Libri/Indoeuropei.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Musica
http://www.antoniogramsci.com/angelamolteni/musica.htm
In copertina:
Apollo con Lyra
Pittura vascolare greca (circa 460 a.C.)
Museo Archeologico Delfi
[1] Univoco: che ha un unico significato
[2] Etimologia: studio dell’origine e della storia di una parola
[3] Evocanti: che richiamano alla mente
[4] Etere: secondo gli antichi la parte più alta e pura dello spazio
[5] Intrinseco: inerente alla natura stessa della cosa
[6] Albori: agli inizi, alle origini
[7] Analoga: somigliante, relativa alla relazione tra due o più cose
[8] Perpetuare: mantenere in eterno, far durare nel tempo
[9] Novizio: chi sta facendo un periodo di preparazione per entrare nella vita religiosa
[10] Attonito: impietrito perché fortemente impressionato
[11] Connotazioni: caratteri che appartengono ad un dato concetto
[12] Salmi: canti religiosi
[13] Primordio: origine, principio
[14] Sostrati: strati sottostanti ad altri (substrati)
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